dicembre 19th, 2015
L’acquisto e la vendita di aziende a società straniere (cosiddette “operazioni cross border”) sono sempre più frequenti.
Purtroppo, stando a molte statistiche, l’Italia si caratterizza per un essere un paese di “prede”, difficilmente siamo dei “cacciatori”. I dati infatti dimostrano che in materia di acquisto e vendita di azienda a società straniere, in media 3 operazioni su 4 sono di società estere che acquisiscono una società italiana e solo 1 su 4 viceversa.
Tra le motivazioni che possono favorire lo sviluppo di questo trend si possono identificare:
1) L’aspetto dimensionale delle aziende che caratterizza il nostro tessuto economico. L’Italia è infatti caratterizzata dalla predominanza di piccole e medie aziende. Queste ultime, proprio per il fatto di essere piccole difficilmente possono essere dei predatori in quanto non sono strutturate per affrontare un mercato estero in un ottica di acquisizione.
2) Gran parte delle nostre aziende sono a conduzione familiare. Queste aziende hanno una minore propensione all’internazionalizzazione rispetto ad aziende manageriali che hanno sviluppato una cultura interna certamente più propensa a considerare anche i mercati esteri (per il manager l’operazione cross border è motivo di prestigio inoltre, può avere una tranquillità diversa in quanto non rischia “del suo”…)
3) Sebbene il popolo italiano sia molto bravo ad autocommiserarsi ha in realtà una creatività unita ad eccellenti capacità tecniche che hanno generato delle vere e proprie eccellenze riconosciute a livello globale. Siamo quindi delle prede perfette per chi ha la capacità e la struttura per “vederci lungo”
4) Le aziende italiane utilizzano pochissimo la borsa e i fondi di private equity e quindi, basandosi solo sulle proprie risorse e il canale bancario attualmente decisamente impantanato, difficilmente hanno le risorse finanziare per affrontare un’operazione di acquisto crossborder.
Tag:acquisto aziende, cessione di partecipazioni a soggetto estero, cessione quote a società estera, socio estero di società italiana
novembre 4th, 2015
Oggi sono molto frequenti le operazioni di acquisto di azienda in crisi, che però non sia ancora entrata in una procedura concorsuale;
Di seguito i miei suggerimenti nel caso di valutazione di acquisto di un’azienda in crisi.
1. Valutare con grandissima prudenza la struttura dell’ operazione; l’affitto ramo d’azienda è quasi sempre da considerare anche se poi si arriva, alla fine del periodo, all’acquisto del ramo. Quando si entra in questa seconda fase l’acquirente può essere chiamato a rispondere in solido dei debiti che risultavano dalle scritture contabili. Va quindi fatta sin dal principio un’analisi accurata della situazione debitoria.
2. Trattandosi di un’azienda in crisi la valutazione economica non può che essere a grandissimo sconto.
3. E’ bene porre particolare attenzione alle voci di attivo dello stato patrimoniale. Queste infatti sono quasi sempre sopravvalutate. In particolare i crediti contengono voci non incassabili e quindi le scritture vanno analizzate dettagliatamente cliente per cliente. Il magazzino ha sicuramente merci obsolete e quindi bisognerà effettuare un’analisi sull’anzianità e fruibilità delle stesse. Le immobilizzazioni immateriali non sono quasi mai reali. Le immobilizzazioni materiali possono infine essere gonfiate per mancato ammortamento o capitalizzazioni.
4. E’ inoltre fortemente consigliato curare con grande precisione gli aspetti legali che riguardano il perimetro dell’operazione, sulle rappresentazioni che vengono fornite e le garanzie.
5. Grande attenzione nella fase di due diligence e al calcolo corretto della posizione debitoria totale.
La considerazione finale è che l’acquisto di azienda in crisi è in genere un’operazione più rischiosa e più complessa delle altre; Il vantaggio sta nel ritorno dell’investimento che è decisamente superiore!
Tag:acquisire aziende in crisi, acquisto aziende, investire in aziende in crisi, rilevare aziende in crisi
giugno 24th, 2015
In questi ultimi anni la raccolta del risparmio gestito in Italia ha avuto numeri estremamente positivi e sono stati superati diversi record.
Come sono state impiegate queste risorse? Non sono state impiegate per acquistare aziende. Il settore M&A italiano non è stato certamente un beneficiario di questa raccolta. Questa ricchezza è andata a scapito delle risorse da dedicare all’economia reale (Gli investimenti delle aziende sono infatti calati del 30% dal 2008), gli acquisti di aziende sono calati moltissimo e del mercato immobiliare meglio non parlarne…
Purtroppo per l’Italia, il legame tra la risparmio gestito e l’economia reale è molto debole perché le nostre borse sono asfittiche: la capitalizzazione della borsa italiana in percentuale del PIL è poco superiore al 20% mentre negli Stati Uniti supera il 100%.
In sintesi questo sta ad indicare che il risparmio degli Italiani poi va all’economia reale di altri paesi e non in Italia.
Considerato quanto sopra quindi, per acquistare aziende, i soldi ci sarebbero, si tratta solo di veicolarli nelle PMI che oggi, a mio parere, possono dare rendimenti anche migliori del sistema bancario.
Tag:acquistare aziende, acquisto aziende, acquisto aziende in crisi
ottobre 7th, 2014
Tutte le aziende di una certa dimensione vengono sollecitate almeno una volta l’anno all’ acquisto di una società o ramo d’azienda.
Quando il potenziale acquirente riceve questa proposta e ci chiama, tra le prime attività che cerchiamo di fornire rapidamente, vi è l’analisi sintetica ma completa dei punti principali che determinano o meno la convenienza a considerare l’operazione.
Le cose che cerchiamo di approfondire sono 4:
1) Chi sono i soggetti che vendono e perché lo fanno
2) Valutazione della società proposta da un punto di vista economico/finanziario e strategico/industriale (il punto di vista puramente industriale del compratore ha un ruolo fondamentale)
3) Valutazione dei vantaggi/svantaggi per l’acquirente (dobbiamo valutare anche l’azienda del cliente compratore non solo l’azienda che vende per fare un lavoro sensato!) effettivamente solo conoscendo le due realtà è possibile stabilire se l’acquisizione può essere un successo.
4) Struttura operazione (maggioranza, minoranza, clausole varie, premi, contratti accessori ecc. ecc.)
Questi i punti principali, per approfondimenti chiamatemi!
Tag:acquisto aziende, acquisto aziende in crisi, acquisto società
aprile 23rd, 2014
Ecco un breve elenco dei professionisti che tipicamente intervengono nelle cessioni di azienda seguito dalle osservazioni sul conflitto di interessi che può riguardare i professionisti coinvolti nel processo :
1) Commercialisti.
a. Se l’imprenditore vende l’azienda verosimilmente perdono il cliente, non sono infrequenti le politiche ostruzionistiche
b. Affrontare una due diligence non è piacevole perché vengono messe in discussione, da parte di professionisti di controparte, tutte le decisioni adottate negli anni. Questa attività può far emergere altri punti di vista che l’imprenditore fino a quel momento non ha mai considerato non avendo mai messo in dubbio le scelte del proprio commercialista.
c. Spesso sono pagati indipendentemente dalla conclusione dell’operazione e quindi è più conveniente trovare problemi che soluzioni.
2) Avvocati.
a. Più il contratto è complesso e articolato, maggiore è la parcella; la semplicità non è di interesse.
b. Anche loro sono pagati in buona parte indipendentemente dalla sigla del contratto e quindi vale quanto detto per i commercialisti.
3) Advisor.
a. Spesso la modalità di pagamento con forte accento sulla “success fee” puo’ portare a cercare di forzare la mano al venditore in fase finale mettendo poco peso alle clausole accessorie (es. patti di non concorrenza, garanzie, ecc)
b. Vendita servizi accessori. Alcuni advisor sono portati a vendere servizi accessori quali ad esempio il business plan, la pianificazione strategica, riorganizzazione ecc. ecc spacciati come indispensabili alla cessione.
c. Intermediari. Ci sono soprattutto in Italia ancora moltissime realtà che vogliono farsi pagare da ambo le parti. In questo caso il servizio, esclusa la semplice intermediazione, è sempre molto difficile da identificare per mancanza di chiarezza alla base.
Il mio consiglio all’imprenditore è semplice: tenete ben presente il conflitto di interessi e decidete con la vostra testa!!!
Tag:acquistare aziende, acquisto aziende, cessione azienda, cessione azienda familiare, cessione società
dicembre 26th, 2013
Nelle operazioni di cessione di quote o azioni ci sono a volte degli sfasamenti temporali tra la sigla del contratto di cessione e il closing (data nella quale il contratto è esecutivo) e questo pone dei problemi di gestione in questo periodo definito “Interim period” o “gestione interinale”
Spesso si ricorre a delle clausole che contemplano degli obblighi in capo al venditore di fare o non fare determinate attività, eccone alcuni esempi
– Far sì che la società conduca i propri affari e la propria attività solo in via ordinaria e siano regolarmente adempiute tutte obbligazioni ai sensi di tutti i contratti in essere;
– Mantenere i beni produttivi in efficienza
– Assicurare che la società non effettui particolari investimenti
– Non stipulare contratti di durata superiore a [X] anni e/o di importo superiore a [X] €;
– Non modificare la politica retributiva o il numero dei dipendenti
– Non sciogliere contratti rilevanti (es. fornitura/distribuzione).
– Non distribuire utili
Dal punto di vista della gestione aziendale è un periodo particolarmente complesso in quanto il venditore ha limitati poteri di gestione e l’acquirente, sebbene non titolare, vanta importanti pretese; visti gli imbarazzi e le notevoli complicazioni il mio suggerimento pratico è sempre quello di cercare di mantenere questo periodo il più corto possibile.
Tag:acquisizione di società, acquisto aziende, acquisto aziende in crisi, Gestione interinale
giugno 29th, 2013
In questo periodo gli acquirenti sono una risorsa scarsa da corteggiare. Attenzione però ad evitare quei soggetti che alla fine fanno perdere solo un sacco di tempo.
1) Acquirenti Wannabes : vorrei ma non posso – hanno pochi soldi e spesso anche poca esperienza sull’operazione. Spesso si tratta di ex-manager che vogliono fare gli imprenditori (con i soldi di altri…) solo perché non hanno trovato un altro lavoro.
2) Acquirenti Bottom Fisher: assomigliano ai wannabes, hanno qualche soldo in più ma comprano solo alle svendite. Qui la categoria prevalente sono aziende concorrenti poco solide finanziariamente che vedono l’opportunità ma non vogliono/possono impegnarsi piu’ di tanto.
3) Acquirenti Curiosi: sono operatori del settore che vogliono solo sapere i movimenti del mercato. Firmare un accordo di riservatezza non costa nulla e quindi competitors, fonitori, clienti ecc. acquisiscono gratuitamente informazioni molto utili.
4) Acquirenti Squali: in cerca di situazioni disperate per portare a casa un azienda per pochi soldi. Proprietario malato, separazioni, eredi che litigano ecc.
Tag:acquirenti, acquistare aziende, acquisto aziende, acquisto società
maggio 31st, 2011
Questi i consigli sull’approccio ad un’operazione di acquisto di azienda:
1) Il venditore spesso non è un disperato che vende per una ciotola di riso. Il venditore ha sempre l’opzione di non vendere. Se la state guardando voi molto probabilmente la sta guardando anche qualcun altro
2) Il tempo è una variabile sempre in favore dell’acquirente che può verificare le informazioni fornite. Sempre che non passi un altro più deciso….
3) Definite con cura i parametri macro che sono indispensabili per una buona scelta. Stendete fin dall’inizio i parametri della scelta ottimale, ma siate anche disponibili a rinunciare a qualche cosa, l’importante è che ci siano i parametri fondamentali.
4) La qualità e la rapidità delle informazioni fornite vi fa capire che tipo di organizzazione hanno, le informazioni vanno richieste a rate, il bilancio non basta ma nemmeno possiamo chiedere il numero di scarpe della centralinista…
5) Valutate bene il management non solo la proprietà. Spesso saranno i manager a dare continuità, è normale che la proprietà tiri un po’ i remi in barca
Tag:acquistare aziende, acquisto aziende, acquisto di azienda, approccio all'acquisto